
La chiesa parrocchiale ora porta il nome di san Bartolomeo apostolo, ma fino all’ Ottocento questo edificio era dedicato ai santi Lazzaro (colui che venne resuscitato) e Erardo Vescovo (a volte indicato come Gerardo).
La prima consacrazione di un edificio sacro a Capriana avvenne nel 1216 ad opera del Principe vescovo Federico Vanga e la chiesa fu posta sotto la giurisdizione religiosa della Pieve di Cavalese. Nel 1468 Capriana, Valfloriana e Anterivo chiesero in maniera insistente al pievano di Fiemme di avere maggiore autonomia, ottenendo di divenire curazia indipendente solamente nel 1580.
La più antica costruzione si basava su di un impianto architettonico romanico ed era costituita da un unico ambiente interno, con il sagrato ruotato di novanta gradi rispetto a quello attuale (il precedente si situava in corrispondenza dell’odierno cimitero). Nel Cinquecento nell’edificio è registrata la presenza di tre altari dedicati a san Lazzaro, alla Madonna del Carmine e a san Bartolomeo apostolo.
Nel 1711 si procedette ad un allargamento della chiesa adottando un’impostazione più vicina al gusto barocco, sotto la direzione di un mastro muratore noto come “Misconello”.
Il campanile ora si erge isolato, ma un tempo era parte integrante della chiesa, posto lungo un fianco dell’edificio in prossimità dell’abside. Nel 1752 un fulmine colpì violentemente la torre campanaria che in seguito cadde al suolo. Fra il 1764 e il 1766 furono eseguiti diversi lavori di miglioramento, fra cui anche il rifacimento del campanile.
Nell’agosto del 1861 il paese di Capriana subì un devastante incendio nel quale andò perduto gran parte dell’archivio parrocchiale e ben poco rimase dell’arredo e degli oggetti custoditi all’interno dell’edificio sacro.
La comunità decise allora di costruire una nuova chiesa e i lavori cominciarono nel 1867. Il cantiere si concluse con la solenne benedizione da parte del Decano di Cavalese nel 1869, dedicando l’edificio ai santi Bartolomeo e Lazzaro. Entro la prima metà del Novecento il campanile venne sopraelevato con l’aggiunta di un terzo ordine di finestre, terminando con una cuspide in stile barocco, avvicinandosi dal punto di vista architettonico al campanile di Daiano, dotato anch’esso di una più antica copertura a cipolla.
Attualmente la chiesa si presenta con il campanile barocco posto a una certa distanza dalla struttura principale in stile neoclassico. Elementi rinascimentali e classici sono riscontrabili nell’elaborato portale incastonato nella facciata antistante il sagrato.
Lo spazio interno è suddiviso in tre navate interamente decorate. Un occhio di riguardo lo merita la suggestiva pala dell’altare maggiore raffigurante la Resurrezione di Lazzaro di artista ignoto veneto (secondo la tradizione donata agli abitanti di Capriana all’indomani dell’incendio del 1861).
Le decorazioni pittoriche trattano vari temi sacri e vennero eseguite nel 1928 da Metodio Ottolini, raffigurando sia i patroni antichi sia quelli più recenti. Fra i protettori della comunità di Capriana è doveroso nominare anche Domenica Lazzeri, conosciuta dalla popolazione locale come la Meneghina (Capriana *1815 – †1848), morta in concetto di santità dopo una lunga malattia. Secondo la devozione popolare e alcuni scritti, Domenica ricevette sul suo corpo i segni della Passione di Gesù Cristo. Le sue spoglie sono custodite all’interno della chiesa dove è posta anche una lapide commemorativa.
Alla chiesa di Capriana si aggiungono altri due piccoli edifici sacri nelle vicine località di Carbonare (chiesa Immacolata, 1903) e Rover (cappella di sant’Anna, 1959).
Testo
Damiano Iellici
Fotografie
Fabio Dellagiacoma